I dati dell’INAIL sugli infortuni e le malattie professionali in Italia mettono in luce una realtà preoccupante: nonostante le fluttuazioni annuali, non siamo riusciti a implementare strategie efficaci di prevenzione. La chiave per migliorare la salute e la sicurezza sul lavoro sta nell’aumentare gli investimenti aziendali in questo settore.
Ma perché gli investimenti in sicurezza dovrebbero crescere? La risposta sta nella consapevolezza dei costi legati alla non sicurezza. Spesso, le aziende conoscono i costi necessari per essere conformi alla normativa ma trascurano quelli che potrebbero affrontare se non investissero adeguatamente in sicurezza. Questi costi includono le assenze per malattia dei dipendenti, le sostituzioni di lavoratori infortunati, la mancata produzione e persino le sanzioni penali e i costi assicurativi.
Solo quando si comprendono appieno tutti questi costi, si realizza che investire in sicurezza è conveniente. La formazione gioca un ruolo fondamentale in questo processo, poiché prepara sia i dipendenti che i dirigenti a gestire la sicurezza sul lavoro in modo efficace.
Ma quanto costano effettivamente la non sicurezza e gli incidenti sul lavoro? Gli studi indicano che in Italia rappresentano il 3,5% del PIL, pari a 45 miliardi di euro. Se si divide questa cifra per il numero di infortuni sul lavoro, si ottiene un costo medio di circa 64.000 euro per infortunio, senza considerare i costi intangibili.
Ciò che sorprende è che spesso questi costi vengono sottovalutati invece di essere considerati una priorità. La ‘Commissione Parlamentare di Inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia’ identifica tre categorie di costi legati alla non sicurezza: costi diretti (come assenze e risarcimenti), costi indiretti (come perdita di produttività e formazione di nuovi lavoratori) e costi intangibili, tra cui l’impatto negativo sull’immagine dell’azienda.
Identificati questi costi, è possibile sviluppare una strategia di investimento in sicurezza che comprenda corsi di formazione specifici, l’acquisto di attrezzature sicure e la promozione di una cultura aziendale incentrata sulla sicurezza. La formazione dovrebbe coinvolgere tutti, dai dirigenti ai dipendenti.
Tuttavia, i costi della non sicurezza spesso vengono ignorati e sottovalutati dai datori di lavoro e dai dirigenti. Riconoscerli potrebbe fare la differenza per le aziende.
La questione dei “COSTI DELLA NON SICUREZZA” è complessa e varia in base alle dimensioni e al settore dell’azienda. Le micro e piccole aziende percepiscono più chiaramente i costi diretti, mentre le medie e grandi aziende spesso ignorano la portata del problema. La mancanza di personale e risorse rende difficile attuare il D.Lgs. 81 in aziende di grandi dimensioni.
È importante sottolineare che il sistema italiano di prevenzione sembra ciclicamente in una sorta di “punto di non ritorno”, con risultati altalenanti. Nonostante le cifre impressionanti, il problema delle “morti bianche” continua a essere trascurato.
In conclusione, investire nella sicurezza sul lavoro non è solo un imperativo etico, ma anche un investimento pragmatico nel successo a lungo termine delle aziende. La consapevolezza dei costi della non sicurezza è il primo passo verso una cultura della prevenzione più solida, che dovrebbe coinvolgere tutti gli attori aziendali. Solo attraverso un impegno concreto e continuo possiamo sperare di ridurre in modo significativo il fenomeno degli infortuni sul lavoro in Italia.
- Written by: Valentina
- Posted on: 28 Novembre 2023
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